La violenza contro le persone con disabilità e la prima strategia dell’UE sui diritti delle vittime.

Sempre più spesso le cronache riportano notizie di aggressioni e violenze contro le persone con disabilità (si veda il preoccupante elenco cronologico sulla pagina online Abilismo: violenze e discriminazioni). Tali episodi sembrano rappresentare solo la punta dell’iceberg di un grave problema drammaticamente diffuso ma sottostimato nella sua portata e nelle sue drammatiche conseguenze, come risulta evidente anche solo scorrendo parte di quanto emerso nelle ultime settimane. A Cesate sono stati sottoposti agli arresti domiciliari i due gestori e a misure cautelari i cinque operatori della comunità alloggio “Sogno Verde Cooperativa sociale onlus” per maltrattamenti e violenze quotidiane che proseguivano da anni contro 9 persone con disabilità inserite nella struttura. A Palermo sono stati arrestati 3 operatori (ed emesse altre due misure cautelari) per le continue violenze e i maltrattamenti nei confronti delle persone con disabilità inserite nella struttura residenziale, Ben Haukal. A Milano, è stato arrestato un uomo di 47 anni per violenza sessuale plurima e aggravata su una giovane quindicenne con disabilità. A Manfredonia un uomo e una donna di circa 40 anni sono stati arrestati per aver sequestrato e torturato un giovane 25enne con disabilità. A Licata due minorenni sono stati collocati con misura cautelare in comunità di recupero per aver partecipato (insieme a tre maggiorenni già arrestati a gennaio) alle violenze (contestati i reati di tortura, sequestro di persona e violazione di domicilio, diffusi anche sui social) nei confronti di tre giovani con disabilità. A Roma una bambina dodicenne con disabilità è stata aggredita e picchiata da 4 coetanee mentre una ventina di compagni filmavano e postavano sui social l’aggressione.

Una situazione che sembra confermare quanto si evidenziava nella prima Strategia dell’Unione Europea sui diritti delle vittime (2020-2025), adottata dalla Commissione Europea il 24 giugno 2020: “Le persone con disabilità sono spesso vittime di reati basati sull’odio e di diverse forme di abusi. Inoltre il loro accesso alla giustizia può essere più difficile se vengono private della loro capacità di agire”. Una situazione analoga era presentata per le persone anziane non autosufficienti che “in ragione della loro mobilità limitata, del loro stato generale di salute[1] oppure di dipendenze da altri (compresi i familiari o il personale presso case di cura e di riposo) possono inoltre essere maggiormente vulnerabili a diventare vittime di diverse forme di reati”.

In questo quadro appare poi particolarmente critica, come sottolineato dal Parlamento Europeo, la situazione delle donne con disabilità che sono da due a cinque volte maggiormente esposte alla violenza rispetto ad altre donne e “il 34% delle donne con problemi di salute o disabilità ha subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della propria vita”[2]. La crisi pandemica sembra aver amplificato, come sottolineato sin da subito dalla FISH (la federazione delle principali organizzazioni di persone con disabilità), tale drammatica situazione facendo emergere che “le bambine, ragazze e donne con disabilità sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza, abusi e maltrattamenti e nell’attuale stato di isolamento forzato impossibilitate a richiedere aiuto nei casi di violenza domestica, episodi che sono in preoccupante aumento”.

Anche per le persone inserite/segregate all’interno delle strutture residenziali l’isolamento imposto per contenere la diffusione del virus ha amplificato tali rischi, come testimoniato, oltre che dall’elevato numero di denunce e infrazioni che continuano ad essere rilevate nel corso dei controlli ispettivi, dai diversi casi di violenze e maltrattamenti riportati dalle cronache, alcuni dei quali particolarmente gravi ed emblematici, come quello verificatosi nel 2020 a Troina, in provincia di Enna, nell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per il ritardo mentale e l’involuzione cerebrale senile Oasi Maria SS. ONLUS, in cui una ragazza di 26 anni è stata stuprata e messa incinta da un operatore socio sanitario in servizio presso il reparto in cui era inserita (riservato alle persone risultate positive al Covid-19). Lo stupro è avvenuto nei primi giorni di aprile, quando la struttura era stata dichiarata “zona rossa” dopo il contagio di 162 tra operatori e ricoverati. La scoperta della gravidanza (e il conseguente arresto dello stupratore) è avvenuta solo a settembre quando i parenti hanno potuto rivedere la congiunta. Agghiaccianti oltre che le giustificazioni addotte dallo stupratore “Mi ha provocato”, le dichiarazioni pubbliche della sua avvocatessa che nel corso di un’intervista a Mattino Cinque ha affermato: “Non parlerei di stupro. Si tratta di una ragazza disabile che, come tutti i disabili, cercano continuo affetto. Il mio assistito non ha usato violenza fisica nei confronti di questa disabile”.

Purtroppo, come in questo caso, spesso alle violenze e discriminazioni contro le persone con disabilità si accompagna la manifestazione di pregiudizi e considerazioni fortemente stigmatizzanti che rappresentano un surplus, un’eccedenza gratuita di violenza che si riversa sulle vittime.

Inoltre un’attenzione e una consapevolezza generale ancora scarse su questi temi (così come sulle questioni legate alle dimensioni intersezionali in cui i diversi motivi di discriminazione s’influenzano reciprocamente), oltre al permanere di una diffusa, anche se spesso latente, “cultura” abilista fanno sì che si continuino ad esserci minori tutele e molteplici barriere anche nella fase di richiesta d’aiuto e di denuncia, rendendo evidente come sia fondamentale definire adeguate strategie preventive, a partire da interventi in ambito culturale ed educativo, oltre a garantire la predisposizione di “un’assistenza e di una protezione specialistiche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”, così come raccomandato dalla prima strategia dell’Unione Europea sui diritti delle vittime.

Domenico Massano

N.B.: alla pagina Abilismo: violenze e discriminazioni, un parziale, ma preoccupantemente significativo, elenco di notizie in costante aggiornamento, raccolte online dalle cronache delle principali testate giornalistiche

Descrizione immagine in evidenza: copertina della Strategia europea sui diritti delle vittime con il titolo ed i loghi istituzionali.


[1] Il 49 % delle persone di età pari o superiore a 65 anni percepisce di avere una disabilità o una limitazione permanente allo svolgimento delle proprie attività; statistiche Eurostat sulle limitazioni permanenti percepite nello svolgimento delle attività abituali a causa di problemi di salute, in base a sesso, età e reddito.

[2] Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione delle donne con disabilità [2018/2685 (RSP)].