Abilismo, discriminazioni e violenze.

Nel corso degli ultimi mesi si è, purtroppo, registrato un numero preoccupantemente elevato di notizie di discriminazioni e violenze contro le persone con disabilità. Tali episodi sembrano rappresentare solo la punta dell’iceberg di un grave e diffuso problema ma sottostimato nella sua portata e nelle sue drammatiche conseguenze.

Tale situazione sembra, inoltre, confermare quanto la Commissione Europea evidenziava nella prima Strategia dell’Unione Europea sui diritti delle vittime (2020-2025)1: “Le persone con disabilità sono spesso vittime di reati basati sull’odio e di diverse forme di abusi”, così come le persone anziane non autosufficienti, e “in ragione della loro mobilità limitata, del loro stato generale di salute oppure di dipendenze da altri, possono essere maggiormente vulnerabili a diventare vittime di diverse forme di reati”. Rischio che sembra essere stato aggravato per le persone inserite/segregate all’interno delle strutture residenziali dall’isolamento imposto per contenere la diffusione del virus. Appare, inoltre, particolare difficile, come sottolineato dal Parlamento Europeo, la situazione delle donne con disabilità che sono da due a cinque volte maggiormente esposte alla violenza rispetto ad altre donne: “il 34% delle donne con problemi di salute o disabilità ha subito violenza fisica o sessuale da un partner nel corso della propria vita”2. La crisi pandemica ha reso ulteriormente critica, come sottolineato sin da subito dalla FISH (la federazione delle principali organizzazioni di persone con disabilità), tale drammatica situazione facendo emergere che “le bambine, ragazze e donne con disabilità sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza, abusi e maltrattamenti e nello stato di isolamento forzato impossibilitate a richiedere aiuto nei casi di violenza domestica, episodi che sono in preoccupante aumento”.

A rendere maggiormente difficile tale situazione la Commissione Europea evidenziava ancora come spesso per le persone con disabilità permangono barriere per l’accesso alla giustizia, che è reso ancora “più difficile se vengono private della loro capacità di agire”, come, purtroppo, avviene ancora spesso, nonostante l’adozione nel 2012 della Direttiva sui Diritti delle Vittime3, con cui la Commissione Europea e gli Stati Membri dell’Unione si impegnavano a combattere la violenza e a garantire i diritti delle persone vittime di reato, anche attraverso un sistema giudiziario pienamente accessibile, sia a livello di comunicazione che di locali fisici senza barriere. Purtroppo la Commissione Europea nella Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 sottolinea ancora la presenza di un elevato numero di “barriere giuridiche” che limitano l’accesso alla giustizia e “colpiscono in particolare le persone con disabilità intellettive, disabilità psicosociali o con problemi di salute mentale, che sono spesso private della loro capacità giuridica o ne godono in misura limitata”.

L’accessibilità limitata del sistema giudiziario contribuisce a determinare, inoltre, il fenomeno dell’under-reporting, ossia la scarsità di denunce relative ai crimini d’odio nei confronti delle persone con disabilità. I dati forniti a dicembre 2021 per l’Italia dall’OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), che elabora il contributo del dipartimento della Pubblica Sicurezza sui crimini d’odio per il Rapporto annuale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), indicavano un numero di reati relativi ai crimini d’odio contro le persone con disabilità di 157 per il 2017, 210 per il 2018, 207 per il 2019, 192 per il 2020. Dati che, come segnala lo stesso OSCAD, non possono aver valore statistico e denotano una scarsità di denunce in tale ambito, problema che si sta cercando di affrontare anche attraverso azioni informative, tra cui la pubblicazione dell’opuscolo “L’odio contro le persone disabili”. Nella pubblicazione si dà la definizione dei reati di matrice discriminatoria – crimini d’odio – come caratterizzati “per la motivazione di pregiudizio che l’autore nutre nei confronti di una o più “caratteristiche protette”, reali o presunte, della vittima: origine etnica o “razziale”, convinzioni religiose, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, …”.

Per capire quanto tali pregiudizi siano diffusi nella nostra società, anche se spesso silenti, può essere utile analizzare alcuni dati forniti nella Mappa dell’intolleranza 2021 di VOX – Osservatorio italiano sui diritti, che fotografa l’odio via social (analizzando in particolare Twitter) e che vede come categorie più colpite le persone con disabilità e le donne. Andando ai dati colpisce che per le persone con disabilità la percentuale di tweet negativi sia la più alta in assoluto (76,1%). I picchi dell’odio online contro le persone con disabilità sono stati registrati in corrispondenza con episodi di violenza che, paradossalmente, anziché determinare empatia e solidarietà, sono stati amplificati, generando fiumi virtuali di odio. Spesso, infatti, le violenze e discriminazioni contro le persone con disabilità non solo nascono, ma si accompagnano alla manifestazione di pregiudizi e considerazioni fortemente stigmatizzanti che rappresentano un surplus, un’eccedenza gratuita di violenza che si riversa sulle vittime. Inoltre un’attenzione e una consapevolezza generale ancora scarse su questi temi (così come sulle questioni legate alle dimensioni intersezionali in cui i diversi motivi di discriminazione s’influenzano reciprocamente), oltre al permanere di una diffusa, anche se spesso latente, “cultura” abilista fanno sì che continuino ad esserci minori tutele e molteplici barriere anche nella fase di richiesta d’aiuto e di denuncia, rendendo evidente come sia fondamentale definire adeguate strategie di intervento che, oltre a garantire la predisposizione di “un’assistenza e di una protezione specialistiche nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”, così come raccomandato dalla prima strategia dell’Unione Europea sui diritti delle vittime, prevedano anche interventi in ambito politico, culturale ed educativo al fine di realizzare una strategia a tutto campo per contrastare ogni discriminazione e garantire ad ogni persona il diritto di vivere in una società realmente inclusiva.

Domenico Massano

1 COMMISSIONE EUROPEA, Strategia dell’UE sui diritti delle vittime (2020-2025) Bruxelles, 24.6.2020 COM(2020) 258 final

2 Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione delle donne con disabilità [2018/2685 (RSP)].

3 DIRETTIVA 2012/29/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 25 ottobre 2012


Descrizione immagine in evidenza: disegni sovrapposti di persone con diverse disabilità vittime di violenza.