Le peripezie per gli ausili. Una testimonianza.

Il vicepresidente della Fish e presidente dell’Anfass Torino ha recentemente diffuso un documento in cui evidenzia la situazione particolarmente critica relativa agli ausili di cui dovrebbero disporre le persone con disabilità, non autosufficienti e/o che soffrono di gravi patologie che ne rendono indispensabile l’utilizzo: “Avere gli ausili adatti alle proprie esigenze non è un regalo, ma un diritto costituzionale. E invece la realtà parla di codici sanitari obsoleti, di protesi e ausili non adatti alle necessità delle persone, di riduzione delle esigenze ai budget disponibili”.

Tale situazione è ulteriormente aggravata dalla progressiva contrazione dei budget disponibili che, nel periodo della pandemia, si sono ulteriormente ridotti, sia a livello regionale che a livello nazionale. Avviene così che a causa della restrizione del budget, se si vuole rimanere nella quota disponibile, si forniscono capi di minor qualità oppure, si riduce il numero di capi che viene fornito. Con ciò si costringe la persona a pagare con i soldi propri capi adeguati per sopperire alla mancanza, oppure la si obbliga di fatto a protrarre l’utilizzo degli ausili (in particolare della carrozzina e delle altre attrezzature ortopediche) per un maggiore lasso di tempo con il rischio, talvolta, anche della vita.

Ai casi concreti che sono stati citati dalle varie Organizzazioni e Associazioni nazionali e regionali, oltre a quelle indicate nella Relazione a cui si è fatto cenno, vorrei aggiungere il caso della signora M., che, nonostante la gravità della sua situazione, può fruire degli ausili per un decimo delle sue necessità. Nel momento in cui ha avuto necessità di una carrozzina, le ne è stata fornita una che non rispondeva alle sue esigenze. Avendone, quindi, chiesta una in sostituzione le è stata fornita una seconda carrozzina che non passava attraverso le porte. Per le sostituzioni ha dovuto aspettare sei mesi.

A questo si aggiunge il fatto che tutte le forniture passano attraverso lunghe trafile burocratiche. Prima ha dovuto far chiedere al medico di base una visita di una fisiatra dell’ASL che prescrivesse la carrozzina. Il fisiatra ha prescritto e inviato la prescrizione al nucleo di assistenza medica domiciliare il quale a sua volta ha trasmesso la prescrizione al Laboratorio Ortopedico aggiudicatario dell’appalto. Al Laboratorio Ortopedico risultava già in dotazione la carrozzina inviata per errore e inutilizzabile. Così sono trascorsi altri sei mesi prima di poter avere una carrozzina idonea. Nel frattempo è anche capitato che la Sig.ra M. scivolando dalla vecchia e non più idonea carrozzina sia rimasta distesa a terra, senza che le si potesse somministrare adeguatamente l’ossigeno sino all’arrivo di due autombulanze del 118 che hanno accertato il pericolo della vita corso dalla Sig.ra M.. Ciò ha determinato per lei l’urgenza di ricorrere a forniture private.

La stessa cosa è avvenuta per il sollevatore. Le è stato inviato un sollevatore ordinato al Laboratorio ortopedico seguendo l’identica trafila burocratica della carrozzina prima descritta. Il sollevatore per la Sig.ra M. però non era dotato delle necessaria potenza e poiché ne aveva urgente necessità per non dover aspettare altri sei mesi come per la carrozzina, ha dovuto affittare un sollevatore idoneo con soldi propri.

Ma cosa sarebbe successo in questo caso e cosa succede se non si dispone di risorse proprie per far fronte a questi problemi? Sono, purtroppo, infiniti i casi pratici che si verificano.

I protocolli attuali regionali si attengono e/o si adeguano a quelli ministeriali, ma si dovrebbe, a mio avviso, smettere di assegnare appalti per strumenti di particolare delicatezza, che devono adattarsi alle esigenze di persone molto fragili, utilizzando il metodo del maggior ribasso. E’ un metodo d’appalto che non si usa più neppure per l’edilizia popolare. Il criterio migliore dovrebbe essere quello dell’“offerta economicamente più vantaggiosa” rapportando qualità e prezzo sulla base della valutazione di parametri e codici di riferimento che interessano tutte le componenti delle apparecchiature che vengono fornite (materiale, componenti elettriche, informatiche ed altro). Le responsabilità si palleggiano fra Ministero, Regioni e viceversa in un balbettio inconcludente, e il Ministero stesso, a cui le Regioni dovrebbero ispirarsi, ha dato un pessimo esempio se pensiamo alla gestione operata con le mascherine da parte di Arcuri. Mancano i protocolli a livello nazionale e regionale con conseguenze disastrose che si potevano evitare, mancano i codici e il “capolavoro”, a cui si deve fare riferimento nella produzione dei pezzi.

Occorrerebbe anche differenziare maggiormente i fornitori per cui alcuni sono oberati di richieste e le soddisfino con negligenza, mentre un maggior numero di fornitori garantirebbe una più sollecita e puntuale presenza. Non si deve permettere che pochi fornitori con maggiori entrate monopolizzino le forniture.

Anche il piano per la prescrizione ausili, come è concepito è una cosa per molti aspetti “ridicola”. Sempre nel caso della Sig.ra M. osserviamo che in caso di infermità il medico di base indica nella tabella nelle classi di prescrittibilità “infermità gravissima” come previsto nel modulo da compilare. Sempre nello stesso modulo c’è poi una seconda tabella ove è scritto “indicare il numero dei pezzi prescritti nel limite dei tetti massimi stabiliti di spesa”. E’ inutile indicare infermità gravissima se poi viene fatta la distribuzione in base ai soldi che permettono la fornitura di un decimo dei capi. I farmacisti spesso, inoltre, adottano lo schema di prescrizione a piacimento modificando il numero di capi a volte fornendoli di tipo e qualità inferiore, altre modificandone la tipologia (ad es. in questo caso, togliendo la dotazione di traverse per compensarle con i pannoloni).

Tutto ciò avviene in un quadro di sistematica violazione della legislazione ordinaria e in spregio ai principi costituzionali, e questa situazione di discriminazione si è ulteriormente aggravata nel corso della pandemia.

Avv. Michelangelo Massano

Per approfondimenti dal punto di vista della normativi su ausili e nomenclatore al seguente link una pagina ben fatta su Disabili.com

Immagine in evidenza: una delle prime carrozzine realizzate conservata in un museo.