I diritti al tempo della Pandemia. Il Rapporto Diritti 2020 e le Persone con disabilità.

È stato recentemente pubblicato l’aggiornamento annuale del Rapporto sullo stato dei diritti relativo al 2020 “I diritti al tempo della Pandemia” (www.rapportodiritti.it). Si tratta di una lavoro realizzato dal 2014 dall’associazione A Buon Diritto onlus, ideato e promosso da Luigi Manconi che lo presenta così: “Il Rapporto sullo stato dei diritti ci parla di un generale deficit di garanzie in tutti i campi, ma segnala anche un filo sottile, eppure robusto, che tiene insieme i diversi ambiti dell’esistenza. Una maggiore protezione delle tutele sociali e dei diritti collettivi – come nel caso delle persone con disabilità – non solo non ostacola, ma rafforza il riconoscimento dei diritti soggettivi e le istanze di autonomia individuale. Una cultura di sinistra dovrebbe saperlo e tradurlo in politica”.

La dimensione politica del lavoro è sottolineata anche nella premessa delle curatrici, Valentina Calderone e Angela Condello, che evidenziano come: “Rapporto Diritti è un resoconto periodico e un progetto che possiamo chiamare politico e che documenta la tutela, o la mancata o parziale tutela, di tutti i diritti nel nostro paese. Ispirandoci al principio di uguaglianza iscritto nella Costituzione, ci proponiamo di valutare e in qualche modo “misurare” il riconoscimento o il mancato riconoscimento, l’effettiva attuazione o l’inosservanza, dei diritti e delle garanzie correlati al pieno esercizio delle prerogative fondamentali della persona. Mettendo in connessione dati, lotte, conquiste, sconfitte, norme e percorsi individuali, questa nuova versione del rapporto intende mostrare che non sono i propositi, le intenzioni, i concetti a muovere gli eventi storici, rendendoli intellegibili. Al contrario, sono gli eventi, gli accidenti, il potere dei «casi» a mostrare le criticità di propositi, intenzioni e concetti. Sempre seguendo Hannah Arendt, vorremmo che il rapporto, inteso come strumento sia scientifico sia politico, si costituisse come laboratorio: perché il concetto stesso di «diritti umani» è reso accessibile e fruibile dai conflitti contingenti. Perché uno dei problemi principali delle politiche sui diritti è la loro attitudine alla categorizzazione, laddove trattano e riguardano, invece, qualcosa di concettualmente inafferrabile, specialmente nel tempo della globalizzazione e dei pluralismi giuridici e politici”.

Il Rapporto è articolato in 18 sezioni arricchite da grafici, timeline e storie, ed è il frutto del lavoro costante (che prosegue ormai dal 2013) di un collettivo composto da ricercatrici e ricercatori, redattrici, sviluppatori web ed esperti di visualizzazione dati.

Nell’ambito di questo percorso e lavoro, sono autore del capitolo “Persona e disabilità”, il cui indice e contenuti, in estrema sintesi e relativi all’ultimo aggiornamento 2020, sono presentati di seguito.

Indice: 1) Verso un mondo post Covid-19 inclusivo, accessibile e sostenibile? 2) L’impatto sproporzionato del Covid-19 sulle persone con disabilità. 3) Covid-19 e residenze ristrette (RSA, RSD, …). 4) I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA). 5) Il Progetto Individuale (art. 14 legge 328/00). 6) Abilismo, discriminazioni e violenze.

Il punto di partenza del capitolo è relativo all’impatto sproporzionato del Covid-19 sulle persone con disabilità, come evidenziato ad inizio 2020 in un documento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (“Covid-19 e i diritti delle persone con disabilità”) dove si affermava che: “Mentre la pandemia minaccia tutti i membri della società, le persone con disabilità subiscono un impatto sproporzionato a causa delle barriere comportamentali, ambientali e istituzionali che si riproducono nella risposta Covid-19”. Preoccupazioni riprese e rilanciate a livello nazionale da molte realtà e, purtroppo, confermate in un documento di qualche mese dopo, dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla in cui si ribadiva come “Se per tutti questo periodo di stop imposto dall’emergenza Covid-19 ha significato una sospensione della normalità, per le persone con Sclerosi Multipla ha significato isolamento, sospensione o rinvio delle prestazioni sanitarie, rinuncia alle cure, congelamento della riabilitazione, assenza di assistenza domiciliare, maggiori spese e maggiore stress dei caregiver”. Quadro rappresentativo di una situazione grave e diffusa nel nostro paese nel corso dell’anno. Con la pandemia le criticità sociali e le disuguaglianze preesistenti non solo si sono palesate con maggiore evidenza ma si sono accentuate con gravi conseguenze sulle vite e sulla sulla garanzia dei diritti delle persone con disabilità.

Paradigmatico il caso di quelle che il Garante delle persone private della libertà personale ha definito “residenze ristrette”, in particolare nelle RSA e nelle RSD, che ha assunto una rilevanza centrale e sicuramente impone alcune riflessioni e un generale ripensamento delle logiche segreganti sottese a tale tipo di intervento che spesso prevede un sistema di scatole comunicanti in cui la priorità non pare essere rispondere ai bisogni delle persone bensì organizzarli, rendendo tali strutture contenitori di vite e non (o solo raramente) contesti di vita.

È evidente come si sia ancora lontani dalla garanzia e dalla piena attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (che è la legge , e in particoalre dell’articolo 19 relativo alla Vita indipendente e come tale situazione, oltre ad essere stata denunciata da anni sul Rapporto sui Diritti (in ultimo nel Memorandum di legislatura 2018) e da svariate realtà in Italia, era anche stata stigmatizzata nel 2016 dal Comitato ONU che, nelle sue Osservazioni Conclusive al primo Rapporto sull’implementazione della Convenzione ONU in Italia, esprimeva preoccupazione per la “tendenza a re-istituzionalizzare le persone con disabilità e per la mancata riassegnazione di risorse economiche dagli istituti residenziali alla promozione e alla garanzia di accesso alla vita indipendente per tutte le persone con disabilità nelle loro comunità di appartenenza”.

Anche l’inosservanza di normative che da anni risultano totalmente o parzialmente inapplicate contribuisce a rendere sempre più difficile e discriminatoria la vita delle persone con disabilità e ad allontanare la prospettiva di una società realmente inclusiva. Paradigmatico è in tal senso il caso della normativa sui PEBA (Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche) previsti dall’art. 32 della l. 41 del 1986 e che continuano a mancare, con gravi ricadute sul diritto alla mobilità ed all’accessibilità, da 35 anni nella stragrande maggioranza dei Comuni. Analoga situazione quella relativa alla mancata informazione e applicazione della normativa sul Progetto Individuale (art. 14 legge 328/00), un progetto di carattere generale, richiesto dalla persona con disabilità e/o dai suoi familiari (ove ve ne sia la necessità come nel caso di minori) che, una volta definito in maniera condivisa, assume valenza di diritto soggettivo incomprimibile, non modificabile unilateralmente da ente locale e/o azienda sanitaria, sottratto da vincoli di bilancio e la cui non attuazione da parte degli enti preposti costituisce un illecito amministrativo. 

Il capitolo si chiude con la denuncia dei, purtroppo, numerosi e di particolare gravità episodi di abilismo, discriminazioni e violenze subiti dalle persone con disabilità, sempre più spesso diffusi anche sui social, segnalando, in particolare, come nel corso della pandemia le bambine, ragazze e donne con disabilità sono state maggiormente esposte al rischio di subire violenza, abusi e maltrattamenti, soprattutto in relazione allo stato di isolamento forzato (sia domestico che in struttura residenziale).

Domenico Massano

Immagine in evidenza: davanti alla schermata di apertura della pagina online del rapporto, con le diverse immagini dei capitoli in basso sulla terra sotto un cielo blu, la scritta “A Buon Diritto presenta: Rapporto sullo stato dei diritto 2020. I diritti al tempo della pandemia”.