La violenza contro le donne con disabilità.

Secondo i dati ISTAT 2014, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. La situazione delle donne con problemi di salute o disabilità è ulteriormente critica: “ha subito violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi”. Guardando, poi al rischio di subire stupri o tentati stupri le percentuali raddoppiano: 10% contro il 4,7% delle altre donne.

Sulla base di questi dati, che evidenziavano una situazione preoccupante ma poco indagata, nel 2018 l’associazione Differenza Donna e la FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap), avevano avviato il Progetto Vera (Violence, Emergence, Recognition and Awareness), un’indagine conoscitiva sul fenomeno della violenza di genere sulle donne con disabilità. Il progetto è terminato nel 2019 ed ha interessato 519 donne con disabilità, un campione sicuramente indicativo seppur parziale. Il 20 novembre ne sono stati presentati i risultati che, secondo i ricercatori, “costituiscono un’importante base di riflessione per approfondire il tema della violenza sulle donne con disabilità, finora ancora troppo poco indagato”, mostrando “un quadro per niente rassicurante sul fenomeno della violenza subita”.

Dai dati raccolti si rileva, infatti, che oltre ad una percentuale già elevatissima, il 33% delle intervistate, che ha dichiarato di aver subito una qualche forma di violenza, emergono dalle risposte alle altre domande anche altre forme di violenza subita (violenza psicologica, umiliazioni, insulti, isolamento, ricatto, molestie sessuali, violenza economica, …), che portano la percentuale delle donne con disabilità vittime di violenza a salire sino al 65,3%: “Ciò ad indicare che molto spesso le donne stesse faticano a riconoscere e definire come “violenza” un atto che le danneggia, se non è di natura strettamente fisica o sessuale”. Gli autori delle violenze nella maggior parte dei casi (80%), sono persone vicine alle vittime: partner e/o famigliari nel 51% dei casi, conoscenti nel 21,5% e nel 7,6% di un operatore professionale che assiste la donna con disabilità. In particolare l’associazione Differenza Donna evidenzia come: “accade frequentemente che le donne con disabilità dipendano da intermediari che non sono preparati a riconoscere la violenza, fino ad avere anche terribili casi nei quali sono essi stessi a esercitare la violenza, lasciando la donna senza una via d’uscita”.

Una situazione drammatica che solo ultimamente sembra stia entrando nell’agenda politica. Nel mese di Ottobre 2019 sono state, infatti, approvate all’unanimità dalla Camera dei Deputati quattro mozioni aventi per tema il contrasto alla discriminazione multipla (“nella quale le variabili del genere e della disabilità, intersecandosi, finiscono col produrre dinamiche di esclusione che si alimentano vicendevolmente”), che colpisce le donne con disabilità.

Domenico Massano