Natale ad Asti: la pace come risposta ai tentativi razzisti di confinare solidarietà e fraternità.

A ridosso delle festività natalizie ad Asti è stata promossa una presunta campagna “Natale solidale-Siamo tutti fratelli” destinata esclusivamente a famiglie locali di origine italiana. È un’“iniziativa” che preoccupa sia per la strumentalizzazione politica del Natale, sia per la correlata manipolazione razzista di valori universali quali la solidarietà e la fraternità.

Papa Francesco per la prossima giornata mondiale della pace, che si terrà il 1 gennaio, ricorda che è solo insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali … dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un noi aperto alla fraternità universale”. È, quindi, importante ribadire la valenza e la portata universale della fraternità, per non abbandonarla a pericolose manipolazioni che ne offrano una versione strumentale, una sorta di fraternità esclusiva ed escludente, una “fraternità chiusa” che, come ricordava E. Morin, “si richiude sul noi ed esclude chiunque sia straniero a questo noi. Questa fraternità si chiude ermeticamente e disumanamente nel nazionalismo” … e nel razzismo.

Razzismo che è stato il tema scelto per la scorsa giornata internazionale per la Pace, promossa dalle nazioni Unite e che si è svolta il 21 settembre: “End racism. Build peace”, accompagnato dalle seguenti parole di Antonio Guterres: “Il razzismo avvelena le società, normalizza la discriminazione e stimola la violenza. Continua a essere il motore di una persistente disuguaglianza e continua a negare alle persone i loro diritti umani fondamentali. Destabilizza le società, mina le democrazie. Tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere nel promuovere la pace, combattere il razzismo è un modo cruciale per contribuire”. Perchè il razzismo, come scrive don Luigi Ciotti, non è un qualcosa di lontano, bensì “incombe oggi sul nostro Paese [ed] è a volte provocato o alimentato da situazioni di disagio reale, abilmente sfruttate da seminatori di odio. … Ad essere messa in discussione, e minata nel suo fondamento, è qui l’universalità dei diritti e, insieme, l’idea di uguaglianza degli esseri umani, un’idea presente nel pensiero cristiano, ma anche in quello socialista e liberale, oltre che nella nostra Costituzione”.

Costituzione che, come ricordava Stefano Rodotà, riconosce come principio costitutivo quello di una solidarietà generale (non parziale), che non può essere messo in discussione da “una politica esitante, riluttante, che cerca consensi sfruttando le diffuse difficoltà sociali e economiche e secondando tutte le pulsioni identitarie, trasformando i politici in «imprenditori della paura». Non possono essere forniti alibi attraverso interpretazioni riduttive dell’esistente sistema di principi perché la solidarietà “Non è una proposizione retorica ma, appunto, un principio costitutivo di una società umana e democratica, che sa individuare i principi che la fondano, e dai quali sa di non potersi separare”.

Fraternità e solidarietà o sono per tutti o non sono, se vengono confinate in perimetri arbitrari e discriminanti, da principio fondante e costitutivo di una società umana e democratica, rischiano di essere ridotte a merce di scambio, a favore o concessione arbitraria, alimentando ingiustizie e diseguaglianze, indebolendo, rendendo più insicura e frammentando ulteriormente il fragile tessuto sociale delle nostre comunità e dell’intera società, perché se il volto dell’Altro – chiunque sia – smette di interrogarci, rischiamo che un giorno nemmeno più il nostro volto interrogherà la responsabilità altrui.

In un mondo costellato da decine di tragici conflitti e in cui si ampliano ingiustizie sociali, ambientali e violazioni dei diritti umani, è sempre più importante riprendere a camminare insieme per la pace, ricordando che questo significa anche stigmatizzare gesti ed iniziative discriminanti e discriminatorie che testimoniano la latenza di pulsioni razziste da non sottovalutare ma contro cui lottare per contribuire, ognuno nel suo piccolo, a costruire la pace sia a livello locale che globale.