La salute, la cura e le parole dimenticate di Franca e Franco Basaglia.

Il 13 maggio 1978, quarantatré anni fa, era promulgata la legge n. 180 “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, comunemente chiamata “Legge Basaglia”, una vera e propria rivoluzione nell’ambito dei servizi di salute mentale che portò alla chiusura dei manicomi, e ad un generale ripensamento della salute (non solo mentale), a partire dal “rapporto fra cittadino e società, nel quale si inserisce il rapporto fra salute e malattia”. L’impatto della pandemia Covid-19 e delle sue tragiche ricadute umane e sociali (che sembrano ancora lontane dal risolversi), evidenziano ancor più la rilevanza e l’attualità di tale riflessione (spesso banalizzata e trascurata secondo miopi e opportunistiche letture),  rivoluzionaria nella sua portata se correttamente intesa. In occasione dell’anniversario della legge 180 potrebbe essere utile, quindi, riscoprire attraverso le parole dei coniugi Basaglia, come il riconoscimento del valore della vita e dei diritti di ogni uomo, furono i presupposti irrinunciabili da cui iniziò quel grande percorso di liberazione e di dignità che ha avuto, e che potrebbe avere tuttora, così grande importanza per tutta la società.

In tal senso appare particolarmente significativo, tra i diversi contributi, quanto scritto in un testo del 1975, Crimini di pace, in cui Franco Basaglia e sua moglie Franca Ongaro sviluppavano un’importante riflessione articolata attorno al concetto di “valore dell’uomo”: “Ciò che deve mutare per poter trasformare praticamente le istituzioni e i servizi psichiatrici (come del resto tutte le istituzioni sociali) è il rapporto fra cittadino e società, nel quale si inserisce il rapporto fra salute e malattia. Cioè riconoscere come primo atto che la strategia, la finalità prima di ogni azione è l’uomo (non l’uomo astratto, ma tutti gli uomini), i suoi bisogni, la sua vita, all’interno di una collettività che si trasforma per raggiungere la soddisfazione di questi bisogni e la realizzazione di questa vita per tutti. Ciò significa capire che il valore dell’uomo, sano o malato, va oltre il valore della salute o della malattia”.

La legge n. 180 è stata una tappa fondamentale di quella lunga marcia attraverso le istituzioni che Basaglia intraprese per trasformare la realtà, per cambiare il mondo. Tale cammino, tuttavia, non si è certo esaurito. Sembra, anzi, fondamentale recuperarne i presupposti per poterlo proseguire con slancio e speranza in una società in cui, come la pandemia ha reso evidente, le contraddizioni portate dalla malattia, dalla disabilità, dalla povertà, dalle migrazioni, sono sempre meno assunte e affrontate in un’ottica comunitaria e in cui le ingiustizie sociali sono, troppo spesso, trasformate in colpe da addossare alle persone con più bisogni e fragilità.

Domenico Massano

Per approfondire: Basaglia F., Basaglia F. O., Crimini di pace, Einaudi, Torino, 1975; Basaglia F., Basaglia F. O., Pirella A., Taverna S., La nave che affonda, Savelli, Roma, 1978; Basaglia F. O., Cura/Normalizzazione, Enciclopedia Einaudi, vol IV, Einaudi, Torino, 1978; Basaglia F., L’utopia della realtà, Einaudi, Torino, 2005.

Descrizione immagine in evidenza: Franca e Franco Basaglia sorridenti insieme in una foto d’epoca.