Crisi di democrazia e d’informazione (narrazioni tossiche).

La democrazia si basa, fra l’altro, in modo prevalente sulla possibilità di informazione per tutti e su tutto. In modo che ciascuno possa ricevere quel grado di conoscenza e informazione, su fatti generali e specifici, che gli permettano di acquisire un pensiero autonomo e pertanto diversificato a misura di ognuno. Una informazione libera, corretta è la base di una vera democrazia.

Le dittature, come è noto, passate e presenti, di destra o di sinistra, tendono invece a far filtrare quelle informazioni e quelle conoscenze che si adeguano al loro pensiero e quindi possono più agevolmente essere seguite e ottenere consenso, senza dovere ricorrere alla repressione o ad atti di forza di qualsiasi tipo. Quando, ieri e oggi, si vedono nel mondo riunioni oceaniche di persone non significa che quelle persone vi siano costrette con la forza (una parte certamente lo è, quella più irregimentata e che deve costituire lo spettacolo esteriore), ma significa che in loro l’opera di convincimento del potere ha potuto plasmarle secondo il suo disegno e il suo volere.

Ciò che avviene negli Stati, avviene anche nelle aziende, nella società di ogni tipo, ove si tende a formare una mentalità aziendale per cui l’Azienda ove si lavora è quella che pensa e lavora meglio e non ha difetti (così il lavoratore anche se ha una paga bassa è convinto di appartenere ad una entità migliore di altre e lavora con maggiore impegno).

Gli operatori dell’informazione, a maggior ragione, devono essere liberi, non essere condizionati dal gruppo economico o di potere che fornisce loro la possibilità di scrivere o parlare e gli corrisponde la conseguente remunerazione per il loro lavoro. In caso contrario l’informazione che il soggetto comunicatore fornisce sarà viziata. Se in principio il comunicatore si renderà conto di portare a conoscenza del lettore informazioni che appartengono ad un pensiero altrui, non al proprio, in seguito, proprio per la ripetitività e continuità nel trasmettere pensieri di altri, ne diverrà lui stesso convinto: si autoconvincerà cioè che sia un pensiero proprio quello che inizialmente riteneva essere un pensiero imposto da altri. Come un bambino, abituato a dire bugie, ad un certo momento si convincerà che le sue bugie sono vere e non porrà neppure più in dubbio quanto dice ritenendo siano la verità. Con ciò il comunicatore contribuirà, non più consapevolmente, ma inconsciamente a trasmettere al lettore o al telespettatore un pensiero viziato e non un suo pensiero libero.

Questo spiega anche l’accanimento, la “ferocia” quasi, con cui certi mezzi di informazione, audio, televisivi o cartacei si scagliano palesemente o, ancor peggio, in modo suadente e subdolo, contro chi ha un pensiero diverso dal loro, come, in particolare in questo momento storico, per quanto riguarda la parziale o totale disinformazione e non veritiera informazione sui motivi delle guerre di ieri e di oggi nel mondo. Quanto esposto determina non una violazione dei diritti umani in modo repressivo, ma, ancor peggio, una violazione dei diritti umani sul piano psicologico interiore dei lettori o ascoltatori. Determina un’opera di convincimento delle persone errata, senza possibilità di correzione o ravvedimento di chi trasmette i messaggi. Così inconsciamente si precipita nel baratro, prima ancora che nel baratro della guerra, nel baratro del pensiero e dell’animo delle persone per cui la guerra è solo una conseguenza.

Così si spiega anche come gli operatori dell’informazione e chi li segue diano vita ad un autoconvincimento fra loro, mentre chi non li segue mantiene viva una autonomia di pensiero e si esprime contro a ciò che vogliono imporle, come dimostrano i sondaggi pro e contro la guerra in Ucraina.

Così si è creata una forma di autoconvincimento collettivo di una gran parte dei mezzi di informazione, che è il peggior degrado del pensiero, perchè calpesta il diritto ad una informazione libera, corretta, completa e diversificata, che viene ad essere cancellata da chi vorrebbe imporre il pensiero unico.

Avv. Michelangelo Massano

Immagine in evidenza a cura di Lucilla Vittone