Atleti italiani ma senza cittadinanza (oltre lo Ius Soli Sportivo).

Moltissimi atleti italiani sono continuamente chiamati a rappresentare il loro paese ai campionati internazionali ma gli viene negata questa grande opportunità solamente perché minorenni e figli di persone straniere. Possono essere i primi in italia e aver battuto ogni record ma non gli viene concesso l’ingresso in nazionale. Sono nati, cresciuti e hanno studiato in Italia ma non possono ottenere la cittadinanza fino alla maggiore età.

In Italia un bambino nato da genitori stranieri può chiedere la cittadinanza solo dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”. La cittadinanza viene “concessa” quando invece dovrebbe essere un diritto.

Sono nata e ho sempre vissuto in Italia, parlo italiano e ho la cittadinanza italiana. Una mia amica è nata e ha sempre vissuto in Italia, parla italiano ma non ha la cittadinanza italiana. Perché? Perché ha genitori nigeriani, dice la legge. Per questo motivo deve rinunciare al sogno di indossare la divisa blu della nazionale italiana nonostante abbia battuto il record italiano e sia campionessa nazionale di 60m piani indoor, 100m piani outdoor e salto con l’asta. È la persona più solare che abbia mai conosciuto e non si è mai arresa davanti agli ostacoli che le ha posto la legge: ha continuato ad allenarsi e a gareggiare migliorando sempre di più nonostante non possa indossare la maglia azzurra ancora per un anno. Non parla mai dei risultati che ottiene o di quanto sia forte come fanno, giustamente, molti/e atleti/e di alto livello. Spero davvero che compiuti 18 anni possa raggiungere il sogno di entrare nella nazionale perché lo meriterebbe forse più di tutti, come se lo sarebbe meritato qualche anno fa quando ha iniziato a vincere e a infrangere record.

Questi atleti, per la legge “non italiani”, sono tra i più forti della loro nazione e ai 18 anni compiuti, una volta ottenuta la cittadinanza italiana, portano numerose medaglie e vittorie. Perché non permettergli anche prima dei 18 anni la meritatissima opportunità di rappresentare il loro paese? Sono più forti di moltissimi altri atleti e per l’Italia diventa una forma di “autolesionismo” non permettergli di gareggiare.

È una legge (quella sulla cittadinanza n. d. r.) che in Italia riguarda tantissimi giovani e che dovrebbe essere rivista ormai da tempo ma che, purtroppo, ancora oggi infrange i sogni di moltissimi atleti ITALIANI (e di tanti altri minori senza cittadinanza).

Lucia Maria Massano (Vincitrice dei 4oo hs ai campionati nazionali allievi FIDAL 2020)

N.d.R.: In Italia la L. n. 12 del 20 gennaio 2016 permette ai minori stranieri di essere tesserati presso le federazioni sportive italiane, riconoscendo il cosiddetto principio dello ius soli sportivo. La legge è rivolta a tutti i minori che risiedono regolarmente sul territorio “almeno dal compimento del decimo anno di età”, ma pur permettendo ai minori stranieri di fare sport, non dà loro la possibilità di essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza che può essere richiesta, in base alla legge n. 91/1992, solo dopo il compimento del diciottesimo anno e che viene “concessa” dopo un lungo e complicato iter burocratico.

N. B.: immagine in evidenza raffigurante due giovani di origine africana con sul viso disegnata la bandiera italiana (tratta da https://www.voceisontina.eu/)